"Non ce la faccio più! Non ce la faccio più!" Irina Sanpiter-Magda
Il lockdown, le separazioni, l’isolamento sociale unito alla paura dell’altro, hanno caratterizzato gli ultimi anni della nostra vita.
Uno stress collettivo, che nella storia umana non ha precedenti, che ha profondamente cambiato le nostre menti, minando il nostro mondo di certezze e di equilibri.
La nostra salute mentale, psicologica ed emotiva è stata messa a dura prova.
Gesti naturali come un abbraccio, anche nei momenti più difficili come nel lutto, sono stati vietati, così i baci come le strette di mano.
L'incertezza rispetto al futuro, l’impossibilità di programmare e decidere qualsiasi azione di qui ad una settimana, un mese o un anno ha determinato un ripiegamento sul solo oggi, come se non vi fosse più un domani.
Siamo stati pervasi da un alto livello di sofferenza emotiva e psicologica.
Possiamo solo sfiorare con l’idea, le difficoltà che hanno provato i sordomuti, quando una mascherina ha privato la possibilità di leggere le parole sulla bocca o i ciechi che sono stati privati del tatto.
Ma l’uomo nasce come animale socievole, la cui esperienza si basa prima di tutto sul contatto fisico.
Pensiamo al neonato che riconosce la mamma, la tocca e si nutre del suo seno.
Prima della parola, c’è il gesto, l’esprimersi attraverso la fisicità.
In questi lunghi anni, le persone più fragili come gli anziani, sono stati privati degli abbracci dei loro familiari, quell’ abbraccio che a volte è l’unico momento in cui ritornano nel presente, quando la mente vaga in chissà quale passato o pensiero.
Ed oggi?